Parma Partenopea ringrazia tutti i Soci!

In occasione della festività dell’Epifania 2016, Parma Partenopea ha provveduto a consegnare all’associazione Lega Italiana Fibrosi Cistica Emilia Onlus, nella persona del presidente Brunella Bonazzi, la somma di € 600,00 raccolta attraverso la vendita delle torte solidali e della mascotte dell’Associazione, il peluche Martino.

Ringraziando tutti coloro che con immensa generosità hanno permesso di versare tale contributo, ricordiamo che la raccolta fondi è sempre continua, e chi volesse può trovare tutte le informazioni nella sezione SOCIALE di questo sito (LINK)… troverete anche le informazioni su come e dove acquistare le buonissime torte della nostra socia Mariella!

Operazione Capodanno riuscita:Nessun morto a Napoli e in Campania

CRO 01/01/2016 NAPOLI Capodanno a Napoli, i festeggiamenti dopo la mezzanotte sul lungomare. In foto i fuochi d'artificio al Castel dell'ovo. (NewFotoSud - Alessandro Pone)

Nessun morto, meno di venti feriti a Napoli e 12 in provincia.  In Campania e a Napoli è riuscita, dunque, l’operazione Capodanno. Complici gli ingenti sequestri di «botti» dell’ultimo mese e l’attività capillare di prevenzione e monitoraggio messa in piedi dagli apparati di sicurezza di polizia, carabinieri e guardia di finanza, il bilancio dei feriti per i fuochi d’artificio è in controtendenza rispetto al passato. Un uomo con ustioni al volto e alla mano il più grave: potrebbe perdere la vista a causa di un petardo confezionato male.

Dunque il bilancio della notte di San Silvestro. È di 18 feriti a Napoli e 12 in provincia il bilancio dei feriti a causa di fuochi d’artificio, tra cui tre minorenni. Il dato è in netto calo rispetto al 2014. Uno solo dei feriti – secondo il primo bilancio della Polizia – è in condizioni gravi. Si tratta di un uomo ferito a un occhio e a una gamba. Dall’ospedale di Giugliano (Napoli), dove le sue condizioni non sembravano gravi, è stato poi trasferito al ‘Cardarelli’ di Napoli dove è ricoverato in prognosi riservata.

Situazione abbastanza buona anche nel resto della Campania. Quattro i feriti a causa dei fuochi pirotecnici nella notte di Capodanno in provincia di Caserta. Tra i feriti un uomo di 77 anni. Ad essi vanno aggiunti due feriti di
S. Antimo (Napoli), trasportati all’ ospedale di Caserta. Un uomo ha riportato lo spappolamento di due dita della mano ed è stato trasportato all’ospedale ‘Pellegrini’ di Napoli. Solo ecchimosi a una gamba ha invece riportato l’altro ferito. L’anno scorso erano stati nove i feriti nel Casertano nella notte di Capodanno.

Un maxiincendio si è sviluppato nelle prime ore del primo giorno del 2016 nel parco degli Astroni e le fiamme non sono ancora spente. A Salerno, invece è   andata in fiamme una palazzina inagibile. Per quanto riguarda l’incendio, dalle 1.30 quattro squadre dei vigili del fuoco stanno intervenendo nella zona collinare del parco degli Astroni, nel comune di Agnano, per un vasto incendio di bosco e sterpaglie causato probabilmente dai festeggiamenti di Capodanno.

A quanto riferiscono i vigili del fuoco facendo un bilancio della notte dell’ultimo dell’anno, sempre per cause da ricondurre all’effetto di petardi, si sono scatenati altri due incendi: il più grave a Battipaglia (Salerno), via Leon Castello 2, partito da una mansarda al terzo piano, ha coinvolto un’intera palazzina dichiarata inagibile, l’altro a Borgosatollo (Brescia), in via dell’Artigianato 12, ha interessato la copertura in vetroresina di una struttura industriale.

Fonte: ilmattino.it

Stefan Schwoch:Vite di Serie B

Stefan - Copia

 

Alzi la mano chi, mentre la maestra spiegava le equazioni o le potenze, non si immaginava su un immenso prato verde, o non sognava una tifoseria urlare il proprio nome, o di essere un giorno nel posto giusto al momento giusto pronto a segnare il goal vittoria.
Chi di noi non ha desiderato almeno una volta di diventare professionista?

Da questo punto di vista Stefan Schwoch è stato sicuramente uno di noi, uno di quelli che sognava queste imprese, ma soprattutto uno che nel corso degli anni è riuscito a trasformare una speranza in realtà.
Ha incarnato l’archetipo del classico eroe di provincia, uno di quelli che corre tanto e non si stanca mai, quello che dà tutto per la maglia che indossa indipendentemente dallo scudetto cucito sul petto, quel giocatore che per spirito di sacrificio tutti vorremmo nella nostra squadra del cuore. La leggenda di Stefan sboccia alla fine degli anni novanta quando l’altoatesino sbarca a Napoli dopo mezza stagione deludente passata nella massima serie con il Venezia.
Ma se in Serie A non era stato facile anche a Napoli il compito non si prospettava dei più semplici: prendersi un posto nel cuore dei tifosi azzurri non sembrava un’impresa adatta ad un vecchietto dal nome impronunciabile.
Stefan arrivò in terra campana a gennaio, ma a fine campionato molti non sapevano ancora pronunciare il suo nome.

Arrivò in una squadra in difficoltà, alla ricerca di un’identità, che viveva con lo spettro della Serie C ogni maledetta domenica. Giunse in un posto dove la gente aveva bisogno di eroi, persone in cui credere e affidare le domeniche, calciatori su cui contare per ricominciare a sognare.
E quel trentenne con soli sei mesi e due gol in Serie A non sembrava essere la persona giusta.
Invece l’anno in cui Stefan Schwoch arrivò al San Paolo fu quello in cui probabilmente molti ragazzi napoletani impararono a credere di nuovo negli eroi, e che soprattutto non esistono eroi di Serie B.
Stefan correva e faceva gol, e più correva e più segnava. I supporters azzurri riconobbero in Schwoch un guerriero mai domo: era sempre l’ultimo ad alzare bandiera bianca, l’ultimo a smettere di correre, quello che finiva ogni partita con la maglia sudata.
Il piglio del lottatore lo rendeva diverso: inarrestabile nelle sue avanzate, sguardo sicuro sotto la folta chioma, implacabile sotto porta.
In uno dei peggiori periodi della storia del club ha contributo alla promozione in Serie A degli azzurri.
A Napoli Stefan ha lasciato il cuore, pur essendo altoatesino e pertanto nell’immaginario collettivo portatore di una cultura agli antipodi rispetto a quella partenopea.

 

“Ogni volta che Schwoch prendeva palla io speravo che stesse lì lì per inventarsi qualcosa, inventarsi la vittoria; speravo che la palla andasse sempre a lui, immaginavo la partita ma in realtà speravo in lui. In Stefan Schwoch sperava anche la voce di un giovane Auriemma, che diventava più decisa quando diceva: “Sansone Schwoch”, e quando lo diceva io mi sentivo una certezza dentro, come se ci stesse mio padre in mezzo al campo. Ecco, arriva un momento in cui il tuo eroe diventa definitivamente tale. È quando capisci che gli eroi sono i tuoi secondi padri. Per me Schwoch, per tanti motivi, non ultimo il fatto che davvero io vivevo solo ed esclusivamente di calcio, ogni domenica era il mio unico padre”. (Paolo Piccirillo, scrittore)

Non esistono emozioni migliori o peggiori, che salgono o retrocedono di categoria. E non esistono eroi di serie B. Purtroppo però anche le storie più belle sono destinate a finire: un racconto a lieto fine avrebbe narrato Schwoch per sempre al Napoli, in serie A, in Champions League, magari con la fascia di capitano accanto ad altri campioni.
Invece 22 reti di un vecchietto non bastarono a convincere Zeman, che non puntò su di lui per il rilancio azzurro in Serie A. Ma si sa, anche nelle migliori storie gli eroi se ne vanno. Perché, sempre come scritto da Piccirillo, se a un certo punto del cammino non ti lasciano andare avanti da solo, forse non sono veri eroi.

 

 

“L’anno di Napoli fu il più esaltante della mia carriera. Fu una stagione bellissima, diedi il massimo e l’affetto del pubblico fu straordinario. Non so se Zeman non mi volle ma so solo che il giorno prima mi dissero che non mi avrebbero mai venduto mentre quello dopo ero del Torino. Fu una cosa bruttissima, ci rimasi malissimo, non dimenticherò mai quel giorno”
Ma finalmente Napoli aveva ritrovato un eroe, una maglia che non sfigurava in mezzo a quelle di Juve o Milan, perché aveva una storia da raccontare, emozioni da trasmettere.
Perché come non esistono eroi di serie B, così nemmeno le emozioni hanno una categoria.
Fonte:calciatoribrutti.com